Gent. Direttore,
ho partecipato ad una parte del Convegno “Mangiar sano, mangiar bene, mangiar tutti”, organizzato dalla Fondazione Golgi Cenci sabato pomeriggio al Castello Visconteo, e vorrei fare alcune osservazioni ai relatori.
Alcuni di essi hanno supportato tesi che miravano a screditare l’agricoltura biologica raccontando anche mezze falsità , ma quello che non mi è chiaro è il perchè chi ha organizzato questo Convegno ha voluto sferrare questo attacco all’agricoltura biologica o come ha detto il Dott. Donatello Sandroni , agronomo , giornalista , ai sostenitori della decrescita felice .
Mi preme soprattutto far notare che il Dott. Sandroni ha scorrettamente usato dei dati senza mostrarne degli altri , faccio alcuni esempi .
Ha parlato dell’uso dei pesticidi partendo dal referendum indetto dal Sindaco di Malles sostenendo che gli abitanti trentini pensavano così di liberarsi da questi prodotti ma in realtà non è così e in tal senso ha citato dei dati americani in cui si evidenzia il fatto che anche nel biologico si usano pesticidi .
Quindi ha citato i prodotti usati nel bio:
Rame -zolfo – rotenone e piretro, sostenendo che anche questi sono prodotti tossici , e affermando che però il rotenone non è più autorizzato, peccato che si sia scordato di citare poi i 300 circa prodotti consentiti nell’agricoltura convenzionale.
Nel 2009 la Ue ha bandito ben 22 tra le sostanze più usate nei decenni passati e purtroppo gli effetti di quelli consentiti si sapranno solo fra un certo numero di anni.
Il problema più grosso consiste poi non solo nella dose massima consentita per il singolo pesticida, quanto piuttosto nell’azione congiunta di più principi attivi.
Sandroni ha affermato che in Italia il 95 % dei controlli effettuati sugli alimenti è regolare ,dimenticandosi che purtroppo è proprio la sinergia tra le diverse sostanze che provoca dei problemi, accentuati poi se si va a consultare i dati forniti dall’ Ispra sullo stato delle acque superficiali e profonde . Ma di questi dati , che sono molto preoccupanti, nemmeno l’ombra.
Per quanto riguarda l’orto frutta ,certamente rame e zolfo essendo metalli, vanno usati e dosati con cautela , ma ci sono settori nel biologico dove non è assolutamente richiesto alcun trattamento , penso al cerealicolo , allo zootecnico ,dove la rotazione delle colture rimane la principale tecnica agronomica usata.
Ricordiamo poi l’uso degli insetti utili come antagonisti di quelli dannosi.
Inoltre i bravi vignaioli sanno che il trattamento fitoiatrico rappresenta l’ultimo atto della difesa del vigneto che si basa sul ridurne la suscettibilità applicando le corrette pratiche agronomiche. In particolare i produttori bio sono fortemente impegnati nel mettere in atto strategie colturali in grado di aumentare la resistenza delle piante e diminuire la virulenza dei patogeni.
Il dott. Bressanini invece ha voluto rimarcare che non dobbiamo farci prendere dai falsi miti della naturalità e ci ha dimostrato che anche in natura avvengono mutazioni che portano alla creazione di varietà vegetali migliorative degli standard produttivi , alcune sono state indotte dai ricercatori attraverso irradiazioni dei semi , e alcune mutazioni hanno poi selezionato le varietà più utili all’uomo .
Niente di male infatti se i contadini possono poi coltivarsi le loro sementi e riprodurle senza dover ricorrere poi all’acquisto dei semi OGM prodotti invece dalle multinazionali e non riproducibili .
Per quanto riguarda poi la paura che il biologico non possa sfamare il mondo perchè produce troppo poco per unità di superficie è anche questa una falsità , le aziende orticole biologiche del territorio hanno problemi opposti , quali quelli della collocazione del prodotto , non certo quelli delle qualità o della quantità.
Nella nostra azienda biologica da latte abbiamo avuto si un calo produttivo di circa il 20% della produzione di latte ma pienamente compensato dalla maggior produttività foraggera ottenute con le rotazioni nelle campagne, e un aumento del reddito avuto dall’aumento del prezzo del latte e dalla riduzione dei costi dei farmaci per una migliore salute e produttività della mandria .
Molte lacune quindi nelle relazioni che ho potuto ascoltare ,e la cosa che mi preme di più dire è che probabilmente la diffusione del biologico incomincia a far paura perchè chi sceglie di produrre o di acquistare prodotti bio lo fa seguendo un percorso culturale di conoscenza e di appropriazione di strumenti conoscitivi che preoccupano chi si arricchisce sulla pelle delle persone , siano essi agricoltori poco informati o consumatori inconsapevoli.
Il grosso sforzo comune che si sta facendo nei nostri Parchi è di mettere in relazioni gli agricoltori più sensibili con i cittadini , avvicinarsi alle loro richieste , formando agricoltori consapevoli e non soggetti alla propaganda commerciale a cui spesso devono limitarsi perchè oberati dal lavoro e dalla fatica .
E all’immagine dei buoi che tiravano l’aratro a cui sorridendo l’agronomo ha voluto far riflettere chi crede nella “Decrescita felice ” Cascina Isola Maria contrappone quella delle nostra cavalla Merens “Aigo ” con cui abbiamo avviato il progetto di recupero del Cavallo da lavoro nel Parco agricolo Sud Milano , piccolo contributo alla mitigazione dei cambiamenti climatici e soprattutto supporto alla battaglia NO Tangenziale .
Perchè ognuno può fare la sua parte come si impara da una storiella africana .
“Un giorno in una foresta scoppiò un incendio.Tutti gli animali scapparono e restarono a guardarla terrorizzati e impotenti mentre bruciava.Tutti,a parte un colibrì che cominciò a volare avanti indietro verso la laguna più vicina ; raccogliendo una goccia d’acqua nel becco e lanciandola sull’incendio.Quando gli altri animali chiesero stupefatti che cosa pensava di cambiare con quella goccia,il colibrì senza fermarsi rispose: “Non lo so ancora, ma faccio la mia parte”.
Renata Lovati Cascina Isola Maria
Parco Agricolo Sud Milano