Intervento di Emmanuel Rivera, 23enne di Abbiategrasso, studente di Farmacia presso l’Università di Pavia e arbitro di calcio
La logica del capitalismo moderno si vede e si tocca con mano nella sua crudezza e determinazione: per portare due macro esempi, un terzo del suolo coltivato nel Mondo è andato “perduto” in meno di 40 anni e in Lombardia al ritmo di 90.000 m quadrati al giorno (circa 9 campi da calcio) vengono coperti terreni, agricoli e non, da cemento e asfalto.
Un primo passo positivo, però, è stato compiuto una decina di giorni fa: la Toem, tangenziale ovest esterna, è stata definitivamente cancellata dal Piano Mobilità della Regione Lombadia. Nel nostro piccolo dell’ hinterland del Sud-Ovest milanese da 15 anni circa un’ opera “strategica per il territorio” calata dall’ alto si avvicina sempre più su una terra baciata da Dio e mantenuta tale da uomini di alto ingegno.
Mi domando se sia veramente necessario portare tale impatto paesaggistico con una tangenziale, in base al progetto approvato dal CIPE, sui territori di Ozzero e Abbiategrasso, per collegare in modo più rapido Vigevano con Malpensa (al di là dell’ utilità del progetto in sé), e se a Robecco esistesse una semplice circonvallazione con un ponte più a Nord sul naviglio a unico senso di marcia, non si impiegherebbero al massimo in tutto 3’ in più, invece che chiedere una superstrada interrata di difficile realizzazione? Anche perché con la realizzazione della tratta A si potrebbe riproporre tra qualche anno il tema della congiunzione tra TEEM e Abbiategrasso, “chiudendo il cerchio”.
Personalmente, trovo l’ opera in sé anacronistica perché la tratta che porta a Milano non è la priorità del progetto, perchè la relativa utilità riservata ad una ristretta parte di lavoratori che giornalmente si dirigono a Malpensa, a discapito di agricoltori e fruitori turistici della zona, non giustifica quantitativamente un’ opera di tale entità e perché paesi come Abbiategrasso, Cassinetta e Robecco S/N, rispetto a paesi come Paullo, Melzo e Melegnano, dovrebbero puntare sul turismo derivante da una cultura e una mobilità cosiddetta “slow”, come cibo, mobilità e mentalità, provando una decrescita felice in antitesi alla sfrenata globalizzazione (che non vuol dire ritorno all’età della pietra).
La questione ambientale, vuoi per moda, vuoi perché tematica trattata anche dall’ultima enciclica del Papa, vuoi perché con le nuove tecnologie a portata di mano di tutti l’ informazione circola sempre più velocemente, diviene giorno per giorno un argomento sempre più focale.
Oltre ai benefici risaputi della salute e dell’ umore apportati dal vivere in un ambiente a contatto con la natura, quali ad esempio, la riduzione dello stress, un valido alleato alla cura dei sintomi della depressione o il minor tempo di guarigione da un infortunio o una malattia, quello che, a parer mio, non viene anche sufficientemente sottolineato è il crearsi di un rapporto con una più vera e profonda spiritualità del proprio Sè, al di là del tipo di religione in cui si crede. Chi corre per passione sa che è una continua ricerca… E sa che una superstrada tra un campo e l’altro, tra un naviglio e l’ altro, non è come una passatoia di marmo attorno ad un castello che si può facilmente togliere con la giunta successiva; son decisioni che influiscono molto sul futuro.
Ovviamente, ci sono forti interessi economici da parte di chi non la pensa in questo modo e non pensa che si debba camminare in punta di piedi su quello che ci viene donato dai nostri genitori in affidamento per le prossime generazioni e chi è nato ad Abbiategrasso e ha avuto la fortuna e la possibilità di viaggiare dovrebbe riconoscere la bellezza di questo luogo insieme ai servizi offerti in un breve raggio di 25 Km.
In un ipotetico futuro prossimo tutti gioiranno all’ ennesimo centro commerciale all’ uscita della nuova superstrada e poi -che bello- il Comune non tirerà fuori nemmeno un euro, anzi utilizzerà risorse per fare cose utili e “sociali”. Qualcuno sotto i baffi se la sta già ridendo. Sa che dietro questo investimento ci sarà negli anni un ritorno ben più grande di quella cifra “regalata”. Sono logiche che trasformano sotto i nostri occhi città e paesi, paesaggi urbani. Una logica che sta trasformando, in modo a volte drammatico, il tessuto sociale ed economico di un’intera Nazione, basti allungare il collo in gran parte del resto della Lombardia. Diventeranno col tempo luoghi a cui tutti ci abitueremo, dove ad imbuto passeremo parte del nostro tempo avendo forse nostalgie di quello che fu il bello. Il Bel Paese appunto, che metteva al centro il rapporto tra uomini e non solamente il capitale.