Gentile Direttore,
Intervengo su stimolo dell’intervento dell’ingegner Castoldi del Comitato Pro-Tangenziale di Abbiategrasso pubblicato su “l’informatore vigevanese” di ieri (giovedì 12 giugno 2014)
Credo sia oggi necessario superare la contrapposizione tra SI e NO alle “grandi opere” se si vuole dare una possibilità concreta di “salute” al nostro Territorio.
E credo che la difesa del suolo agricolo e naturale, sia diventata la priorità di questa nazione, perché solo gestendo bene questa risorsa potrà prosperare.
Nello specifico nessuno nega la necessità di collegamento tra Vigevano (e il Piemonte) ed Abbiategrasso (con Milano e la Lombardia), soprattutto in un’ottica di sviluppo metropolitano.
Magari possono esserci dubbi legittimi sul collegamento a Malpensa, sia perché di Malpensa è rimasto poco, sia perché il punto critico resta il superamento del Ticino e di Abbiategrasso.
Ma il problema è comunque il COME realizzare un nuovo collegamento.
Il progetto attuale prevede il passaggio della città di Abbiategrasso a sud-est con un’opera ingegneristica, magari apprezzabile, ma inutilmente devastante: prevede 6 cavalcavia su opere storiche come il naviglio grande sui rami di Abbiategrasso e Bereguardo, sulla ferrovia Milano Mortara e sulle strade esistenti con relativi svincoli fino ad approdare sulla SP 114 per Baggio. Totali quasi 10 Km di tangenziale per 22 m di larghezza, oltre 3-4 ha occupati da svincoli ed accessori (che comunque fa già 25 ha).
Ciò a prescindere dalla riqualificazione dei circa 3,5 km di attraversamento dell’abitato che la 494 percorrere in Abbiategrasso con buona pace dei suoi abitanti.
La soluzione migliore è proprio riqualificare l’attraversamento dell’abitato con il superamento dei nodi mediante opere a più livelli, soluzione sicuramente più difficile, più complessa da gestire, che richiede più creatività e meno rigore ingegneristico, ma sicuramente fattibile, come dimostrato da numerose opere nei dintorni delle capitali europee.
Magari costerebbe di più per la delicatezza degli interventi, ma sono invece convinto possa costare meno, in quanto si tratterebbe comunque di un terzo della “quantità” di asfalto, cemento impiegati e di 25 ha di suolo agricolo NON asfaltato oltre a circa 100 ha lasciati integri e produttivi invece che frammentati (con i relativi costi di esproprio e indennizzo conseguenti).
Ma esiste anche una terza soluzione, più semplice, meno costosa e meno impattante: superare Abbiategrasso sul lato ovest, ricongiungendosi alla esistente circonvallazione alla rotonda di via Novara. Un tracciato di 4 km, che richiede solo lo scavalco della ferrovia a sud (già previsto in vista del raddoppio ferroviario) e lo scavalco del canale scolmatore, opera che non richiede cavalcavia, ma semmai potrebbe essere completata dando continuità ciclopedonale e di servizio all’alzaia dello stesso con una passerella sopra la nuova tangenziale.
Anche calcolati senza ottimismo i costi si ridurrebbero del 70% (4 Km contro 10 – un ponte a raso contro 5 cavalcavia e svincoli relativi, pochi espropri…).
I soldi risparmiati, oltre a farci star dentro le indicazioni di taglio dell’ANAS, potrebbero essere impiegati sia per riqualificare la 494 in Abbiategrasso (in particolare con una rotonda alla intersezione con la SP 596) sia per dare un contributo ambientale reale, con la mitigazione del nuovo tracciato verso il Ticino e l’abitato, e la creazione di un sistema ciclopedonale che colleghi la Città di Abbiategrasso con la Valle del Ticino anche lungo lo scolmatore.
Fantascienza? No. Solo buon senso e volontà di guardare oltre il proprio punto di vista.
Se il punto di vista è solo la grandezza dell’opera e prescinde dal territorio su cui si colloca ha ragione Castoldi. Così come aveva ragione chi progettò la diga del Vajont. La diga mica è crollata.
Chiedo perdono alle vittime, perché il paragone ha una scala di danno comunque molto meno scellerata, ma proprio in onore della loro memoria, per imparare dai tragici errori del passato, non possiamo continuare a progettare opere che, per un fine anche nobile, se ne infischiano del territorio su cui si pongono. Negare che serva un collegamento efficace e sicuro di Vigevano con Milano è come negare che serve energia idroelettrica pulita e non inquinante. Ma costruire una diga (o una strada) perché sicura ed efficace dimenticandosi di DOVE è costruita è errore ancor più grave.
Una strada mal progettata crea un danno che è ridicolo valutare solo in termini di superficie sottratta. Se, ad esempio, volessimo fare la tangenziale sopra la BCS credo che Castoldi non direbbe “basta parlare di sottrazione di suoli industriali!” eppure in termini quantitativi, seguendo il suo schema di calcolo, si tratterebbe di una percentuale risibile del suolo ad uso industriale del territorio. Ma il danno che subisce un’azienda agricola attraversata da un’opera viabilistica NON è la quantità sottratta, ma la quantità rovinata: per le difficoltà di lavorazione, per i maggiori spostamenti necessari a raggiungere i campi, per le opere necessarie a difesa delle colture, per il danno paesaggistico, per l’interferenza con la rete irrigua, per i rifiuti persi dai camion della spazzatura che il contadino si porta a casa con il raccolto…
Dobbiamo continuare a rivendicare la Difesa del suolo: in realtà abbiamo iniziato già in ritardo!
Cordialità rurale
Giovanni Molina – Dottore Agronomo