Perché ogni volta un po’ più del solito le nostre città vanno sott’acqua?
“Il problema -risponde al quotidiano Avvenire Gian Vito Graziano, presidente dell’Ordine nazionale dei geologi- è la perdita dei terreni della capacità di ritenzione idrica: abbiamo calcolato che in Italia, ogni giorno, 70 ettari di terreno sono impermeabilizzati e questo comporta una minore capacità di ritenzione idrica per circa 100 milioni di tonnellate l’anno. Teniamo conto, infatti, che un suolo pienamente funzionante immagazzina acqua fino a 3.750 tonnellate per ettaro”.
Non è un caso quindi che tra le città maggiormente colpite dalle inondazioni ci sia Milano, in questi giorno allagata in alcune zone della città. La Lombardia, insieme a Veneto ed Emilia Romagna è tra le regioni dove il consumo di suolo ha portato alla cementificazione di porzioni sempre più vaste del territorio.
“L’eccessivo consumo di suolo -aggiunge Graziano- ovvero il passaggio da coperture agricole e naturali a coperture urbane e la conseguente progressiva impermeabilizzazione, oltre a riguardare la sfera squisitamente ecologica, sta esponendo a rischi sempre più gravi il territorio nel frequente susseguirsi di eventi meteorologici severi e talora estremi. È prioritario contenere drasticamente il nuovo consumo di suolo”.
Ma geologi, agricoltori e ambientalisti sono purtroppo tra le tante Cassandre inascoltate. Perché? Ecco cosa fa invece la Regione Lombardia, spinta anche da amministratori locali sempre più avidi e incompetenti: approva leggi come l’Ammazzaforesta, che semplifica l’abbattimento dei boschi per favorire le lobby (“provvedimento importante per far ripartire l’economia” è l’opinione del forzitaliota Dotti), e rinvia l’approvazione di una legge decente sul consumo di suolo, che pure è nel cassetto da tempo: a Forza Italia e Nuovo centro destra non va bene, sarebbe una legge troppo dura per le lobby dei costruttori.
E allora ecco l’ennesima superstrada nei Parchi del Ticino e nel Parco Sud
Non che il centrosinistra, quando si tratta di cementificare, si tiri indietro. Anzi, la maggioranza del PD (rari gli oppositori) è in prima fila. E, dopo Pedemontana, Brebemi e Tangenziale Est Esterna, ancora una volta sono a fianco del centrodestra per la realizzazione della superstrada Vigevano-Malpensa, che significherà anche la costruzione della famigerata Tangenziale Ovest esterna.
Altri migliaia di ettari che andranno a distruggere l’agricoltura, a impermeabilizzare il territorio e a gonfiare le tasche dei soliti noti. Ma gli agricoltori non ci stanno a dover subire l’ennesimo spezzatino del loro territorio, a essere espropriati con indennizzi irrisori, a rinunciare alla loro ragione di vita. E protestano, mettendo nero su bianco le loro motivazioni.
“Ci risiamo, cambiano le giunte, la crisi sta ridefinendo le priorità economiche, ma -ha dichiarato il vicepresidente vicario di Cia Mi-Lo-Mb Dario Olivero– il dogma delle grandi opere inutili mangia campagna e consumo suolo non si ferma. Anzi. Il rapporto malato con il substrato, che è terra nutrice, protettrice delle messi, ed elargitrice di frutti, dove l’uomo vive è una costante. L’alluvione del Seveso di martedì a Milano è solo l’ultimo esempio, ma non ci dimentichiamo i danni provocati nel 2002 nell’Abbiatense dall’esondazione del Canale Scolmatore Nord Ovest, proprio del Seveso.
Quasi in silenzio è ricominciato l’iter di un’altra infrastruttura la Superstrada Vigevano-Magenta (di fatto uno stralcio della Tangenziale Ovest Esterna), senza che la lezione sulle progettazioni faraoniche, sugli errori nei piani finanziari, sulle previsioni di traffico errate, sugli scenari globali della sicurezza e della sovranità alimentare siano mai state verificate. E così è ripreso l’iter della Superstrada Vigevano-Magenta (opera Anas da 220 milioni di euro), stralciando il tratto Cusago (Tangenziale Ovest)-Abbiategrasso, di fatto si tratta di un pezzo della Tangenziale Ovest Esterna, Melegnano-Abbiategrasso-Magenta, che poi si connette con la Superstrada Magenta-Malpensa, altra opera ad alto impatto ambientale e a basso traffico, come si può vedere ormai da un decennio.
Con questa scelta istituzionale non si rimette in discussione alcuno dei fondamenti, sui quali si insiste da quasi venticinque anni, per avere un secondo anello di tangenziali attorno a Milano. Nel caso di questa superstrada si terrebbero validi gli iter di Valutazione Ambientale Strategica (Vas) e Valutazione d’Impatto Ambientale (Via), come se in questi anni di crisi economico finanziario non fosse cambiato alcunché.
In questa bellissima zona a cavallo tra i Parchi del Ticino e Agricolo Sud Milano, invece, l’agricoltura è cresciuta, mentre, purtroppo, l’abbandono delle zone industriali è stato davvero ingente. I capannoni che assurdamente sono stati costruiti in questi anni, consumando altro suolo, sono quasi tutti vuoti, mentre quelli dismessi, anche da dieci anni, tali sono rimasti.
Eppure la Regione Lombardia e alcuni comuni insistono nel volere una infrastruttura, che se era datata venti anni fa adesso sembra da preistoria (vedi articolo approfondimento).
A che cosa serve? A portare merci e persone a Malpensa? Ci fermiamo qui per decenza e rispetto dei lavoratori degli aeroporti milanesi, che stanno soffrendo da anni, e anche in questi giorni sono in piena vertenza proprio per la crisi. A questo aggiungiamo poi la “perla” che l’iter per il raddoppio della linea ferroviaria Milano-Mortara (Alessandria), nella tratta Albairate-Mortara, potrebbe ricominciare solo nel 2016.
È ora di cambiare, ragionando anche sui problemi viabilistici esistenti, le alternative stradali possibili, senza dogmi, e coinvolgendo la Città Metropolitana, per cui si vota il prossimo 28 settembre”.
Fonte: Associazione Parco Sud