Strada, ecco perchè no
Alla fine, la strada si farà, almeno a giudicare dalla convergenza tra sindaci passati, presenti e forse futuri, la stampa locale benevolmente schierata a favore, gli imprenditori esultanti… eppure continuo a considerarla, in prospettiva, una scelta miope. Mi concedo quindi alcune considerazioni.
Anni fa la giunta Ceretti, credo al secondo mandato, commissionò uno studio sul traffico urbano; i risultati furono impressionanti: due automobili per nucleo familiare. (Va segnalato che in tutti gli studi i dati sono segnalati in modo diverso: n° abitanti diviso n°automobili). Questo dato ci dice che metà del patrimonio automobilistico abbiatense è parcheggiato lungo le vie cittadine – è ancora lecito parlare di occupazione di spazio pubblico da parte di mezzi privati? Se si guarda la situazione lombarda, già venti anni fa la situazione era di 1,8 abitanti per veicolo, dato che scendeva a 1,3 a Milano (G. Viale, 1996, ed. Feltrinelli, pag. 11); il dato è (meglio, era, visto che gli altri hanno fatto molto) paragonabile a quello californiano, area Los Angeles. La lunga convivenza con l’invadenza automobilistica ci impedisce di provare il benché minimo accenno di fastidio davanti al lungo e doppio rosario di mezzi che occupano, diciamo, i due lati di via Ada Negri, quasi fossero soprammobili di casa… Il che significa che ormai trattiamo il traffico come un fenomeno normale, una variabile indipendente, come la grandine: ci possiamo fare qualcosa? No, ovviamente; ripariamoci e speriamo non grandini sul nostro orto. Applichiamo lo stesso ragionamento al traffico: speriamo non tocchi a noi e, nel caso, spostiamolo più in là. Neanche l’ombra di una riflessione che prenda in considerazione l’ipotesi che per ridurre il traffico occorra ridurre il numero dei veicoli circolanti, ovvero la causa del traffico, e non costruire strade.
Dal 1996, anno di pubblicazione dei dati riportati, se ne sono costruite di strade ma vi risulta che il traffico sia diminuito? D’altro canto gran parte dello sviluppo industriale italiano, si è sviluppato (è stato indirizzato) lungo l’asse nuove strade, nuove automobili, nuove costruzioni e, come nel gioco dell’oca, a questo punto tornare all’inizio…
Come ridurre il traffico? Mezzi pubblici efficienti, affidabili e, non guasterebbe, dignitosi; trasporto merci su ferrovia. Si ha notizia di impegni, a qualunque livello, in questa direzione? A toglierci ogni dubbio c’è la reintroduzione dei cosiddetti autoincentivi, 5000 euro a veicolo. Le città muoiono nel traffico e ne incentiviamo la vendita: riuscite a immaginare qualcosa di più ottuso?
E qualora le automobili, grazie ai miracolosi incentivi, fossero tutte sostituite con mezzi ‘ecologici’, elettrici o idrogeno, avremmo qualche effetto sul traffico?
La strada, ci dicono, costerà poco più di 200 milioni, ma do per scontato che costerà almeno il doppio – non so di opere pubbliche italiane che non siano costate almeno il doppio del previsto, mentre abbiamo dei record mondiali con opere che alla fine sono costate dieci volte le previsioni.
Data la cronica scarsità di risorse finanziarie possiamo già definire chiusa la questione potenziamento e riqualificazione del trasporto pubblico; c’è un discreto accordo sul fatto che non si possano spendere due volte gli stessi soldi. Solo a scopo esemplificativo: l’impegno di spesa previsto per il riordino della tratta ferroviaria Cascina Bruciata – Parona sarebbe di 392 milioni, stato del finanziamento 0% – Camera di commercio di Varese, gennaio 2014. Nello stesso documento non c’è una parola sulla Vigevano-Malpensa, non interessa; il che vuol dire che la “strada” è degradata a circonvallazione di Abbiategrasso e, forse, di Robecco S/N. Come chiamare altrimenti una strada, che per chi arriva da Milano, finisce ad Abbiategrasso? 200 milioni per una circonvallazione! E questo sarebbe ‘buon senso’. Non sarebbe meglio indirizzare questa spesa in un’altra direzione? Tra l’altro quelli della mia età ricordano perfettamente che i treni incrociavano alle stazioni di Vigevano, Abbiategrasso e Gaggiano: qualcuno può credere che non si possa organizzare il traffico ferroviario tra Albairate e Mortara facendo viaggiare i convogli nelle due direzioni e sfruttando gli incroci? E senza peggiorare la situazione ai passaggi a livello… abbiamo stazioni al massimo ogni 7/8 km, l’equivalente di tre o quattro fermate metropolitane!
Questo fatto mi convince, ancor più di quanto già non lo sia, che la spesa del denaro pubblico da noi è diventata, di fatto, una questione privata e clientelare; è sufficiente un sindaco in cerca di “luce” (ricorderete che Sala amministra con poco più del 28% dei consensi, probabilmente un record), un presidente di regione “illuminato e di buon senso” e si può fare tutto. Malpensa docet.
Non parlerò di Malpensa, ma un esempio di come funzioni la spesa clientelare bisogna farlo: è iniziata la costruzione della ferrovia, doppio binario, Arcisate (VA) – Stabio (CH), 223 milioni di spesa previsti e finanziata al 100% e inserita come ‘strategica’ nel masterplan Malpensa: sapete a cosa serve? A risolvere – finalmente! – il problema dei transfrontalieri varesini, dichiarazione al TG3 Regione dell’assessore provinciale (anche lui area Lega; come dire: i soldi girano in famiglia).
Peccato che il Canton Ticino, a furor di popolo, non li voglia più. Basta inserire un’opera totalmente inutile, venderla addirittura come strategica per il futuro, attualmente piuttosto incerto, di Malpensa ed il gioco è fatto.
Ultima considerazione: la raccolta firme ai semafori di via Dante. Alla prossima tornata provate a chiedere a chi è in coda se preferirebbe continuare ad andare al lavoro in automobile o avere a disposizione servizi pubblici efficienti: potreste avere risposte sorprendenti. La sostanza dei sondaggi sta nelle domande: modulando queste si ottengono le risposte che si vogliono; è per questo che sono onnipresenti in campo politico, servono a manipolare l’opinione pubblica e ottenere consenso, merce attualmente piuttosto scarsa e, temo, prossima all’esaurimento.
E’ una questione di onestà intellettuale nonché di rispetto nei riguardi degli stessi intervistati.
Ezio Vitaloni