Un pool di magistrati si sta occupando dei reati connessi allo smaltimento illegale: decine le inchieste aperte su sversamenti illegali nel Bresciano e vicino Milano
di Amalia De Simone
C’è un’altra terra dei fuochi in Italia, una pattumiera che ingoia rifiuti provenienti dall’est Europa, dall’Australia e dai principali distretti industriali del nord Italia. E’ una terra dei fuochi che ha ancora poca voce, che in pochi conoscono e di cui molti vorrebbero non si sapesse niente. Si trova in Lombardia, sviluppata a macchia di leopardo prevalentemente nelle zone del bresciano, alle porte di Milano, nel bergamasco, intorno ai piccoli fiumi che finiscono nel lago d’Iseo e in aree che arrivano fino all’Emilia Romagna. Il problema legato allo sversamento di rifiuti tossici non è recente ma da alcuni mesi l’attenzione è altissima per la scoperta di scorie provenienti dall’estero e sversate nella provincia di Brescia. Per questo, il procuratore generale della Corte d’Appello di Brescia, Pier Luigi Maria Dell’Osso che fino all’anno scorso era il procuratore nazionale antimafia aggiunto, ha voluto che un pool di magistrati si occupasse dei reati connessi allo smaltimento illegale dei rifiuti e ha chiesto ed ottenuto una sezione della Dia a Brescia.
Le inchieste
Le inchieste aperte che riguardano prevalentemente la zona di Montichiari sono ormai decine e attualmente sono in corso approfondimenti investigativi su alcune aziende che gestiscono discariche nella zona. “Ci sono stati carichi perfino da Australia e Slovenia e non sono certamente casi isolati – ha spiegato Dall’Osso in una delle interviste raccolte per le video-inchieste sulla terra dei fuochi del nord realizzate per “Corriere.it” – Arrivano sia in container dai porti che su rotaie. Anzi, stiamo vigilando una serie di linee ferroviarie semi dismesse dei distretti industriali”. Secondo Dell’Osso tutto questo avviene perché i rifiuti sono un problema per tutti i paesi: “Il fatto che il territorio bresciano abbia una grossa esperienza ed una articolazione territoriale di discariche lecite e illecite, fa sì che diventi un territorio particolarmente appetibile. Infatti può essere competitivo dal punto di vista dei costi perché è una realtà di grandissima estensione ed evidentemente ha anche una organizzazione che rende più sicure le consorterie criminali mafiose che operano in questo settore”.
Trenta milioni di scorie
Le associazioni ambientaliste parlano di oltre 30 milioni di tonnellate di scorie accumulate sul territorio bresciano dal dopoguerra ad oggi e secondo lo storico ambientalista bresciano Marino Ruzzenenti ogni anno si producono anche fino ad un milione di tonnellate di scorie. In effetti basta farsi un giro a Montichiari per rendersi conto della situazione: discariche che si estendono per chilometri e chilometri. Cave, colline di scorie laghetti artificiali incorniciati da campi coltivati, esattamente come nella terra dei fuochi campana. Quella che era una florida pianura negli ultimi anni è diventata una zona collinare. Vicino a Bergamo il corpo forestale dello stato sta facendo accertamenti su una collinetta su cui c’è un parco giochi con un enorme scivolo perché c’è il sospetto che sia stata realizzata con scorie di fonderia come una serie di opere pubbliche tra cui gallerie o la BreBeMi, la bretella autostradale che collega Brescia Bergamo e Milano, finita nel mirino della procura proprio per gli sversamenti illeciti di rifiuti. Il comandante del corpo forestale di Bergamo Rinaldo Mangili racconta che negli anni Novanta i liquami industriali venivano spacciati addirittura per ammendanti agricoli e che le autobotti, approfittando della pioggia aprivano i bocchettoni lungo le strade e spargevano via i liquami che finivano nei campi coltivati.
Argini-sandwich:
I torrenti della provincia di Bergamo spesso hanno argini che sembrano sandwich: guarnizioni, scarti di fonderia, scarti di industrie tessili che di tanto in tanto si staccano e seguono il corso d’acqua che si getta in altri fiumi e laghi (soprattutto quello d’Iseo) e irriga i campi coltivati circostanti portandosi dietro il veleno. Anche in questa zona l’incidenza dei tumori è molto alta anche se non è stata mai fatta una indagine epidemiologica specifica sul territorio. I medici per l’ambiente di Brescia e alcune associazioni di mamme denunciano una altissima incidenza di tumori infantili. Stesso allarme anche alle porte di Milano: a Buccinasco, per esempio, dove per anni la ‘ndrangheta ha fatto il bello e il cattivo tempo approfittando della speculazione edilizia. Come dimostrano numerose inchieste della dda di Milano imprenditori collegati alle cosche calabresi e da tempo residenti in zona, da un lato costruivano e dall’altro nascondevano rifiuti industriali. Oppure a Pioltello, periferia est di Milano dove c’è un sito d’interesse nazionale finito nel mirino degli investigatori per la bonifica dell’ex Sisas, un’area che accoglieva oltre 280 mila tonnellate di rifiuti industriali.Tra gli indagati ci furono anche i vertici della Daneco, società che nel frattempo si è aggiudicata i lavori per la costruzione del termovalorizzatore di Salerno.
pubblicato su “Il Corriere del Mezzogiorno”
3 gennaio 2015